martedì 11 gennaio 2011

RACCONTI 3

AMICI

Le previsioni danno tempo gramo, proprio li’ dove devono andare. Tempeste e grandinate e addensamenti velenosi. Venti radioattivi, dicono, particelle Alfa e Beta. Frega un cazzo, ai tre amici. Lo  hanno programmato e ci andranno. Vedranno il sole, anche se non ci sara’. Avanzeranno nella luce del giorno, fra le insidie della notte ostile, nelle brume di un mattino stentoreo, ansimeranno in mezzo alla giungla, nella stanchezza della sera. Procederanno ginocchioni fra la neve, dividendosi il rhum e la grappa, manderanno a fan culo l’ansa del fiume, nascosta sotto la coltre bianca, faranno surf fra le valanghe, mangeranno sabbia, se e’ il caso. Sputeranno sul sangue dei predoni e degli aggressori. Hanno il mondo in pugno, i tre amici. Gli oceani piegati ai loro piedi, gli spazi addomesticati. Che vuoi che sia per loro una semplice perturbazione? La burrasca gli fara’   il solletico, la bufera una pippa. Potranno essere circondati, fermati dall’esercito o dalla polizia. Torturati e condotti nell’andito piu’ recondito della prigione piu’ dimenticata del mondo, in mezzo al deserto. Ti faranno segno col braccio, ti inviteranno affanculo, manderanno a quel Paese il destino e gli eventi. Deformeranno il tempo. Sono uniti, i tre amici. Sono fratelli e compagni d’armi. Il resto e’ irrilevante. La gente puo’ fottersi. Sono forti e all’occorrenza implacabili, i tre amici. Sono amici, i tre amici.

LA MACCHINA NUOVA

Mi volto verso la mia macchina nuova, percorrendone la linea morbida, valutandone  l’immacolata bellezza.. Attribuendo un punteggio al colore. Apprezzandone la debole fluorescenza,  che risalta nella luce del tramonto; la figura che annichilisce il paesaggio circostante. Mi accosto con riverenza alle sagomature morbide e tirate a lucido. Le voglio bene. Provo per lei tenerezza nell’incombere del tramonto. Resto in piedi accanto a lei, aspettando che si asciughi del tutto.Penso, nel rumore prodotto dagli spazzoloni che gia’ si stanno occupando della vettura successiva, che fra breve saremo soli io e lei. Fileremo nella sera maliconica, fra le luci della costa, verso un grande futuro. Siamo immersi nella speranza, io e lei. Potrebbe girarci la testa per quanto e’ calma ed accogliente questa serata di giugno. Potremmo semplicemente sederci e giocare a carte, e bere birra ghiacciata e sbirciare intorno di tanto in tanto, apprezzando l’istante, commossi dal moto sommesso ed oscuro del mare, dalle luci che ne punteggiano l’orizzonte mobile. Ma lo sappiamo entrambi che di tempo non ce n’e’moltissimo. Sappiamo di avere un appuntamento. E ci arriveremo, piu’ o meno puntuali. Ci arriveremo senza fretta. Io e lei.




IMBARAZZO

Ne hai la viva percezione,  mentre guardi il trattore percorrere i campi con l’autobotte
a rimorchio ed il letame che cola fuori, che si sparge intorno, Afferri questo nuovo concetto, tu che arrivi tardi alle cose, mentre il terreno gia’ rivoltato assorbe il liquame maleodorante, si abbevera della sostanza marrone e fetida. Le mosche ci sguazzano adesso, pullulano sul campo imbevuto di vita. Ti spieghi la cosa, la ammetti sorridendo. Il veicolo traballa e si allontana in fretta. Per il conducente e’ tutto in regola, un lavoro ordinario, un po’ sgradevole, che va fatto.Ma tu che sei fermo li’ per caso, ai margini del ritaglio di terra, tu che osservi, ne resti illuminato ed affranto. La finitezza del ciclo, la poverta’ del tutto, la solidarieta’ ultima ed obbligata fra le creature, il forzato abbraccio fra le cose, l’utilita’ dello scarto, l’intima necessita’ del piu’ umile contributo. Il divorare se’ stessi, quel che si e’ stati. Il mangiare merda.

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